Opere

 

 

[Direttore Prof. Antonio Scacco, Via Papa G. Paolo I,  6/M - A, 70124 Bari - La rivista ha pure un'edizione elettronica. Il professor Scacco dirige inoltre Malacandra  - Rivista telematica di fantascienza teologico-religiosa - che è solo elettronica]

 

Gino Barzacchi, Il diritto di vivere…il diritto di morire, romanzo, edizione Ginobarzacchi@tiscalinet.it, V.le Città del Vaticano, 80 - 57123, Livorno., 2001, pagg. 128, € 7,75

 

L’autore, istruttore sportivo e campione internazionale, è al suo primo romanzo, un testo che, com’egli ci disse, ha sùbito destato l’interesse d’un produttore cinematografico, per un film che dovrebbe essere girato negli Stati Uniti. L’opera ha tutte le doti per questo passaggio, avventura, suspence e, sebbene scritto alcuni anni or sono, peraltro con varianti successive, problematica attuale: diritti e doveri della scienza ed eutanasia. È questa problematica che, particolarmente, interessa una Rivista di fantascienza etica cristiana come questa.

Diciamo intanto che è un buon romanzo, scritto usando il tempo presente, in uno stile fresco che già contempla la sceneggiatura che potrebbe diventare; un’opera in difesa del valore dell’essere umano che nessuno ha il diritto di trattare come una cosa, nemmeno per il bene della scienza, e in cui i due principali personaggi maschili sono simboli di altrettante posizioni etiche: il protagonista, Alan, laico, ed il suo più caro amico, Clark, credente.

            Che ci sta a fare nello spazio un pallone da football, sorta di decimo pianeta che ruota attorno al Sole? Ma torniamo indietro.

Alan “King” Davis, campione di calcio americano, per un tremendo impatto con un collega durante una partita, è caduto in coma irreversibile. L’amata ed innamorata moglie Janette, prossima a partorirgli un figlio, ripercorre in flash back momenti della loro passata felicità. Scorrendo una vecchia registrazione audiovisiva, scopre da lui che il suo uomo mai avrebbe voluto vegetare, se gli fosse accaduto di finire, come altri sportivi prima di lui, in quella condizione. Chiede dunque che sia staccata la spina, ma il medico non accondiscende: per le leggi di quello Stato, sarebbe omicidio premeditato. Janette non si arrende, interessa la magistratura ed i media, fa della vicenda un caso pubblico; e l’autorizzazione legale viene concessa.

Ecco il primo problema che si pone al lettore cristiano: per quanto una legge l’autorizzi, può un uomo scegliere di morire, negandosi la speranza di una provvidenziale scoperta (certamente nella scienza c’è anche moltissimo bene, se essa è soggetta all’etica pluri-millenaria giudeo-cristiana, che oggi non pochi contestano in nome del soggettivismo, o almeno alla morale naturale); e negandosi, inoltre, la possibilità di un ritorno in sé naturale? Sappiamo che alcuni, sia pur rarissimi, casi ci sono stati. È forse il diritto umano sopra Dio o non è vero il contrario? Da quando, con l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese, ma già, in pratica, dapprima col protestantesimo, s’è preteso che gli Stati fossero indipendenti dalla religione, laici, il limite del Divino è caduto e non c’è più alcun limite, tutto si fonda sul volere della maggioranza il quale, di fatto, è il volere e, tante volte, l’interesse dei rappresentanti, senza alcun reale controllo sulle singole leggi. Di quest’inesistenza di limite già si lamentava, nell’800, non un cristiano, si badi, ma un liberale, il filosofo politico Herbert Spencer [1]. Nel romanzo, non si prospetta il caso di un malato terminale che soffra dolori atroci, cui l’accanimento terapeutico porterebbe altra inutile sofferenza e per il quale è invece doveroso eliminare il dolore stesso, grazie ai più potenti analgesici: eutanasia passiva, che in questa forma e in casi simili, la Chiesa ritiene etica. È invece il caso d’un essere umano che non soffre; peraltro affidato alla macchina, ché senza apparecchi egli morirebbe. La scienza deve accanirsi o no? Ecco come risponde, di fatto, l’autore: interrotto il collegamento con l’apparecchio cuore-polmone, con sorpresa generale, Alan continua a respirare, sia pur col cervello sempre morto.

A questo punto, il romanzo svolta verso la fantascienza. La Nasa, per il bene dello sviluppo scientifico, chiede ed ottiene il corpo dell’ex-campione, avendo promesso, in cambio, di curare l’ormai nata figlioletta di Alan e Janette, gravemente malata e bisognosa degli ultimissimi ritrovati della medicina spaziale, che solo la Nasa può fornire: un ricatto dei più vili, che fa leva sul sentimento d’amore della madre. Gli scienziati, che puntano ormai ad un viaggio umano oltre il sistema solare, per il quale stanno studiando nuove astronavi, vogliono intanto spedire il campione verso lo spazio esterno, senza possibilità di ritorno, date le condizioni attuali dell’astronautica, per esperimentare gli effetti sul corpo umano di una sorta di forza individuata ai confini del sistema. Accettato dunque il mefistofelico patto dalla madre della piccola, mentre Alan vola ormai nel cosmo, la bimba viene guarita dai medici dell’ente spaziale. Dopo varie vicende, ecco che, per un intervento esterno, tramite uno strano asteroide, una volta nello spazio profondo il campione ritorna in sé. Sono ora due gli eventi straordinari, che il credente può sentire come inviati da Dio. Sbalordimento degli scienziati. Nessuno di loro però, e neppure il governo, avverte il nostro protagonista ch’egli non potrà tornare. Si continuano gli esperimenti, addirittura ingannandolo tramite un’imitatrice della moglie, che con voce artefatta gli comunica notizie false sul suo ritorno. La scienza raggiunge qui il culmine del disprezzo per l’uomo e del suo delirio di onnipotenza. La consorte e l’amico Clark cercano d’intervenire, almeno per avvertire Alan, ché si prepari spiritualmente alla morte, ma essi vengono bloccati dal potere. Intanto, nel campione iniziano a sorgere dubbi, e grazie ad una domanda-trabocchetto, capisce d’aver conversato con un’imitatrice. La scienza ed il governo devono ammettere la verità, ma vogliono ancora usare quest’uomo: riporteranno indietro l’astronave, Alan sarà onorato come un eroe, ché morirà nel viaggio per insufficienza di aria e di alimenti; ed essi ne studieranno il cadavere. Qui, il laico protagonista si ribella, schiaccia il bottone di autodistruzione e nello spazio rimane solo un suo pallone da football che la moglie e l’amico avevano posto nell’astronave, come gesto di affetto, poco prima del decollo, un pallone illuminato dal Sole, simbolo del valore dell’essere umano che vive nelle generazioni e di un individuo della specie che, per ribellione ad una scienza cinica, ha scelto di morire. Anche qui, sicuramente, il cristiano è portato a riflettere, e forse anche per questo il personaggio Clark, l’amico credente, alle ultime battute del romanzo è presentato in atteggiamento accorato. Scegliere il suicidio, sia pure per un ideale, o lasciar fare a Dio? Negarsi alla possibilità di un altro, non insperabile dati gli antefatti, Intervento? Certo, a un lettore non credente quest’ultima domanda potrà sembrare ingenua; ma non al cristiano.

Argomenti su cui potrà meditare ogni lettore, dopo aver letto il romanzo nella sua interezza.

Guido Pagliarino


[1] L'individuo e lo Stato, S. Lapi editore, in Città di Castello, 1901